martedì 23 marzo 2010

Festival della fotografia etica

Wordless children © Luca Catalano Gonzaga

"Al fotografo il compito di individuare una sua realtà, alla macchina quello di registrarla nella sua totalità."
Ugo Mulas

Sabato scorso sono andata a Lodi per visitare le mostre fotografiche del Festival della Fotografia Etica, iniziativa nata grazie al Gruppo Fotografico Progetto Immagine in collaborazione il Comune di Lodi, la Provincia di Lodi.
Purtroppo non ho avuto modo di partecipare alle videoproiezioni e ai dibattiti organizzati durante le quattro giornate del festival, tenutosi da giovedì 11 a domenica 14 marzo a Lodi.
Si è trattato del primo evento completamente dedicato all'approfondimento della relazione tra etica, comunicazione e fotografia. La manifestazione, infatti, si è posta come fine quello di avvicinare le persone a contenuti eticamente importanti attraverso l'uso della fotografia come strumento di comunicazione e conoscenza.
E, anche se non ho potuto assistire a nessun incontro o dibattito, credo che gli organizzatori del festival abbiano centrato pienamente l'obiettivo.
Le tre mostre allestite a Lodi mi sono piaciute moltissimo: gli scatti erano indubbiamente molto belle dal punto di vista estetico, ma colpivano anche nel profondo del cuore e facevano riflettere su alcune crude realtà del nostro mondo, purtroppo lontane dai riflettori dei mezzi di comunicazione, ma che non per questo devono finire nel dimenticatoio della memoria collettiva.
  • Worldless Children di Luca Catalano Gonzaga (vincitore del Grand Prix CARE du Reportage Humanitaire 2009), allestita presso la sede del Gruppo Fotografico Progetto Immagine di Lodi, indagava la dura condizione del lavoro minorile in Nepal dove oltre il 40% dei bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni lavora in vari settori dell’economia tra cui quello della fabbricazione dei mattoni. Gli occhioni spenti di quei bambini a cui viene sottratta la spensieratezza dell'infanzia scatenavano un turbinio di emozioni, dalla tristezza alla rabbia per il senso di impotenza che si prova di fronte a questa grande ingiustizia
  • le stupende fotografie in bianco e nero de Il costo umano di una catastrofe nucleare di Robert Knoth, allestita presso la ex Chiesa di San Cristoforo, mostravano le conseguenze ambientali, economiche e sociali delle contaminazioni causate da incidenti nucleari in quattro aree del ex Unione Sovietica, attraverso storie di vita quotidiana, ritratti, zone abbandonate dall’uomo
  • Colombia, voci nascoste, allestita presso la ex Chiesa dell’Angelo, illustrava, attraverso i forti e vivaci colori degli scatti di Francesco Zizola, la drammatica situazione umanitaria in Colombia dove la violenza sessuale rappresenta una profonda piaga per la popolazione femminile e dove persistono gravi problemi al miglioramento della salute pubblica
Le tre mostre riuscivano perfettamente a illustrare, attraverso il linguaggio eterno e onnipotente della fotografia, queste tragiche situazioni di Paesi in cui i diritti basilari dei cittadini sono lesi in modi diversi, allo scopo di sensibilizzare e di scuotere l'opinione pubblica.
O almeno con me ci sono riusciti alla grande!

Spero che l'iniziativa si ripeta anche in futuro perché si tratta di un festival molto interessante, innovativo e unico in Italia.

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